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I ragazzi dialogano

📰 I ragazzi dialogano

Nell’ambito del progetto “I ragazzi dialogano”, ideato e realizzato da Carmen Cecere, docente di scrittura efficace, vi presentiamo i quattro elaborati realizzati dagli studenti che hanno partecipato al workshop dedicato alle nuove generazioni.
Un percorso pensato per offrire ai giovani uno spazio autentico di espressione e ascolto, in cui poter riflettere e confrontarsi sui temi che riguardano il presente e il futuro.

Il filo conduttore delle loro riflessioni è l’Umanità – intesa come comunità, solidarietà e comprensione reciproca – raccontata attraverso parole sincere, emozioni e pensieri che nascono dall’esperienza diretta.

Un’occasione di confronto autentico, che riconosce e valorizza la voce dei giovani come strumento di crescita collettiva.

👇 Di seguito le foto e i testi dei ragazzi protagonisti del progetto.

Inseguo sogni ad alta velocità, tra numeri, motori e avventure.
Sono Andrea Antonio Curci e ho 17 anni. Testa da ingegnere e cuore da sportivo. Appassionato di auto, triatleta con una bici inseparabile, scout da una vita e musicista autodidatta. Per me il futuro va capito, non solo cliccato. Viaggiare, scoprire e imparare: ecco il mio modo di restare in movimento.

Cos’è umanità?
Umanità è ciò che ci unisce. È una scelta che facciamo nei gesti, nei silenzi, nei no che diciamo, nelle cose a cui decidiamo di non rinunciare. È quella parte di noi che non può essere programmata. È solidarietà, compassione, cura. Terenzio lo ricorda chiaramente: nulla di quanto accade a un altro essere umano può lasciarci indifferenti. Essere umani oggi non significa solo essere intelligenti: di intelligenza ce n’è anche troppa. Ne hanno perfino le macchine. Significa invece avere coscienza. Significa saperci fermare, ascoltare, non scegliere la scorciatoia più veloce ma il gesto più giusto, più umano. Umanità è imparare a vedere la nostra fragilità, i nostri limiti per renderli uno spazio di incontro e non di paura.

Dove vedo l’umanità?
La vedo dove si coltiva ancora la memoria, perché chi dimentica disumanizza. La vedo in chi sceglie di restare. La vedo nelle madri sotto i bombardamenti, in chi aiuta senza cercare gloria, nei giovani che scendono in piazza per difendere diritti non solo loro. La vedo sorprendentemente anche nel dubbio: perché chi si interroga  resta umano.

Dove vorrei vedere l’umanità?
Vorrei vederla prima di tutto nei luoghi del potere. In chi governa, in chi decide, in chi sviluppa tecnologie che influenzano milioni di vite. Vorrei vederla nel nostro pensiero sul futuro, sulla natura, sui giovani. Vorrei vederla nelle aule scolastiche ed universitarie: proprio qui vorrei imparare non solo a fare, ma anche a sentire e a scegliere. Vorrei viverla ogni giorno. Vorrei che fosse rispetto e ascolto reciproco. Vorrei vederla in un futuro in cui l’essere umano sappia prendersene cura. E allora forse l’umanità non è qualcosa che possediamo, ma qualcosa che pratichiamo. Un sentimento profondo che fa parte di noi. In un mondo che cambia così in fretta, restare umani è il più grande atto di resistenza.

Mi chiamo Chiara, ho 19 anni e sto per diventare una studentessa universitaria. Nutro una passione sconsiderata per il cinema, che alimento diligentemente ogni giorno. Amo il teatro e ho recitato in una compagnia amatoriale. Mi piacciono i cantautori italiani e sono scout. Sono ordinata ma ritardataria, scrivo solo con penne con inchiostro nero e sono celiaca. Mi ubriaco dopo due bicchieri di vino caldo e allora ballo come se fossi sola.
Mi piace la settimana enigmistica e fare lunghi giri in macchina a notte inoltrata con i miei amici, ascoltando Figli delle stelle a volume altissimo. Allora la mia mente diventa sgombra da qualsiasi pensiero.

Cos’è umanità?
Umanità è una torre di Babele rovesciata: ognuno parla la propria lingua ma tutti si comprendono. Umanità per me è capacità di comunicare, parlare, ascoltare, capirsi. Umanità è un linguaggio autonomo, una sinfonia di suoni, ritmi e silenzi apparentemente inconciliabili: se li ascoltiamo con attenzione, riusciamo a sentire questo coro caotico ma meraviglioso. L’umanità è in questo: nella continua ricerca concreta di trovare un linguaggio universale che ricomprenda tutte le diversità. La volontà di aggiungere la nostra voce (forse flebile) a quella del mondo, così potente.

Dove vedo umanità?
Vedo umanità nella presenza: nell’essere presenti alla propria vita e alle proprie decisioni. In una direzione che si snoda nelle vite degli altri. La vedo nei limiti, nei diritti e nei doveri, nella capacità di convivere. Nella capacità di resistere giorno dopo giorno, aspettando quel vasto fiume che vedo come futuro.
Proprio nella vita intravedo la più alta manifestazione di umanità, perché presenza è coscienza, responsabilità civile, unione.
Dunque vedo umanità in quel professore che giorno dopo giorno ci insegna a riconoscere la conoscenza della realtà. Nella presenza attiva dei nostri rappresentanti politici, che hanno il dovere morale di costruire quel ponte tra scelte e persone reali.

Dove la vorrei vedere?
Vorrei vedere umanità nel passaggio dall’ideale al reale, dalla legge alla vita che posso toccare con le mie mani.
Vorrei vederla nella tutela verso le donne maltrattate, tutela che lo Stato dovrebbe assicurare. E anche nella sensibilità (umanità appunto) verso ogni donna violata e poi colpevolizzata.
Vorrei vederla nei confronti delle 25.000 persone che ogni giorno nel mondo muoiono affamate e assetate. Un essere umano ogni cinque secondi: 1, 2, 3, 4, 5.
Vorrei vederla in un sistema scolastico e in scelte politiche che sappiano leggere il futuro che è già presente, pensandole perfettamente ragionevoli, giuste. Umane appunto. Vorrei ritrovarla – senza retorica – qui tra noi stasera, in questo luogo in cui dialoghiamo di umanità immersi in un pianeta che manifesta troppa disumanità.

Mi chiamo Carlo Soldano e ho 17 anni. Ero molto piccolo e già sentivo un fortissimo legame con lo sport. Parlo soprattutto della mia passione per la Formula 1.
Come mi considero, se dovessi rispondere a un adulto? Curioso, determinato e ricco di interessi. Ma soprattutto come un ragazzo che vuole impegnarsi a dare il massimo in tutto quello che fa, consapevole di avere molto, moltissimo da imparare e conoscere. Ho voglia di crescere, di mettermi alla prova e di costruire il mio futuro a partire da oggi. Passo dopo passo, incontro dopo incontro, dialogo dopo dialogo.

Cos’è per me umanità?
È un sentimento concreto e oggettivo ma anche difficile da localizzare (cuore, cervello, adrenalina che scorre nelle vene come in quelle dei piloti di Formula 1). Ma tutti sappiamo riconoscerla, anche quando la evitiamo: è contagiosa, è imperturbabile. L’umanità sono i nostri sentimenti – soprattutto di quelli che non hanno voce e diritti. Le nostre intuizioni sugli altri e le nostre apprensioni. Il nostro senso di solidarietà e i nostri bisogni. L’umanità somiglia al mare, una culla di acqua ed emozioni in cui siamo immersi ogni giorno. Sentirla viva dentro di noi è emozionante: è questo a renderci umani.

Dove vedo l’umanità?
Nei piccoli gesti: un cenno di scusa di chi guida un’automobile, quella gentilezza di chi fa passare prima alla cassa del supermercato, ringraziare un cameriere al ristorante per la sua disponibilità. La vedo anche nella sofferenza che provo quando sono consapevole di non poter aiutare qualcuno. La vedo nelle strade e nei luoghi che frequento.

Dove vorrei vederla?
Voglio essere franco: sono molti i luoghi dove vorrei vederla, viva e necessaria alle persone. Soprattutto nelle scelte economiche e nella politica, in quei posti in cui vedo disumanizzarsi sempre più la nostra società, limitando le nostre voci e le nostre opinioni, i nostri ideali e la possibilità di partecipare. In qualunque modo ma partecipare. L’essere umano dovrebbe usare il cuore, non ho un altro modo per dirlo. La ricchezza più grande che abbiamo. Umanità appunto. Quell’umanità contagiosa di cui ho parlato all’inizio, che moltiplica la gioia e l’ottimismo con cui affrontare le nostre scelte, i nostri sogni e anche le nostre difficoltà. Umanità è non perdere la speranza. E noi non lo faremo mai.

Chi e cosa sarei senza la letteratura?
Certamente non Nicoletta, nonostante io non sia ancora la versione definitiva di me
stessa. Vi direi la mia età, la scuola che frequento e come trascorro il mio tempo. Ma sono più di tutto ciò. Ho un desiderio struggente di imparare. Ed è stata proprio la letteratura a trasmettermelo. Ma più di tutto la matematica riesce a prendere il suo posto nella mia visione del mondo. Quel luogo dove tutto segue una logica e ristabilisce l’ordine nella mia confusione.

Che cos’è l’umanità?
Terenzio mi ha insegnato che niente di ciò che è umano mi è estraneo. L’umanità è
essere sensibili perché ogni essere umano è simile a me. E tutto ciò che è umano
mi appartiene. Ma umanità è anche comprensione e dialogo.
Ed è per questa ragione che alla domanda “dove la vedo oggi?” rispondo di ritrovarla
proprio nella relazione con gli altri. La sola cosa che permette di comprenderci reciprocamente e renderci umani veramente, distinguendoci dagli altri animali.
Purtroppo o per fortuna però l’umanità risiede soprattutto nelle piccole azioni e nella
quotidianità: nell’amore che due cuori condividono, nell’amicizia che unisce. Nella
familiarità e nella fiducia che ci lega tutti in modo indissolubile. L’umanità è realmente nelle nobili emozioni che ciascuno di noi prova. Ma se l’umanità trova posto nella comunicazione e nella diplomazia, perché oggi non riesco a vederla nelle azioni e nelle scelte politiche?

Dove vorrei vederla?
Proprio lì, tra chi dovrebbe garantirci pace e serenità, mentre continua a esprimersi
solo attraverso guerra e distruzione. Proprio lì, dove la comprensione dovrebbe vincere sulla disumanizzazione, lì dove l’umanità è divorata dalla tirannia della negligenza. Proprio lì, tra chi ci impedisce di esercitare i nostri diritti, anziché garantirli e rispettarli. Ed infine lì, nella distanza che ci separa da realtà che sembrano non appartenerci. Nelle battaglie che dovremmo rendere nostre: perché l’umanità risiede anche nell’attenzione e nell’importanza che mettiamo in ciò che forse potrebbe apparire piccolo, poco significativo, non così vitale. Ma vitale lo è per tutti noi ogni giorno.

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